Venezia, acqua alta (2008)

Venezia, acqua alta  (Venezia, 2008)

Qualche anno fa ho voluto vedere l’acqua alta a Venezia, fenomeno di cui ne avevo sempre sentito parlare in televisione e che mi affascinava particolarmente.

Quindi, sapendo in modo quasi scientifico 48 ore prima dell’evento l’esatto orario e la massima altezza che l’alta marea avrebbe raggiunto, mi munii oltre che di attrezzatura fotografica anche di equipaggiamento da pesca: gambali alti, doppie calze e giacca a vento impermeabile!

Ricordo che era fine 2008, fu una delle mie prime uscite fotografiche programmate. Non fu un’alta marea eccezionale, ma sufficiente per capire e fotografare un fenomeno tanto disagevole per i veneziani quanto affascinante per turisti e non addetti ai lavori.

Quando arrivai in città mi incamminai subito, direzione Piazza San Marco, quasi impaziente,  tra i vicoli e subito notai l’assenza quasi totale di turisti, cosa insolita per una città come Venezia. Il contesto era ben chiaro, eppure mi fece un effetto strano: piazze e marciapiedi semideserti, compresi  i caratteristici negozi e locali. Che pace!

Man mano che proseguivo osservavo i canali sempre più gonfi e i tombini che in molte piazze sputavano fuori acqua ed odori difficili da descrivere, tutti segnali di un imminente cambiamento del paesaggio urbano. Un po’ come quando in certe sere d’estate il cielo si fa improvvisamente plumbeo e scuro e i tuoni sono sirene d’allarme per un’imminente acquazzone. E mentre camminavo e mi avvicinavo a piazza San Marco mi accorsi che al marciapiede era stata aggiunta una passerella in assi di legno, che permetteva di camminare in tutta tranquillità, senza l’utilizzo di particolari calzari e aiutava a  visitare la zona rossa senza grossi problemi. Ed ecco che i famosi turisti di Venezia improvvisamente apparivano su questa banchina di legno, ammassati e incuriositi da questo paesaggio tanto insolito quanto affascinante. La passerella era diventata l’unica via di comunicazione per turisti e veneziani per spostarsi nelle zone a rischio. Io invece con il mio abbigliamento da marziano proseguivo il cammino a terra, quasi spavaldo e  incurante di quest’acqua silenziosa e latente che continuava a salire di altezza. Capii che la corrente dell’acqua arrivava da sud, dalla piazza principale: saliva la banchina e avanzava in modo lento ma prepotente, invadendo e sommergendo ciò che trovava. Che spettacolo!

Arrivai al centro della Piazza di San Marco come quando un alpinista arriva quasi incredulo sulla vetta della montagna. Vedere per la prima volta parte della città sommersa di acqua fu qualcosa di incredibile. Una città ben organizzata all’evento ma  impotente di fronte alla forza della natura.

Dopo circa un’ora,  quando ormai l’acqua in certi punti raggiungeva il ginocchio, mi accorsi che il livello dell’acqua si era fermato, segno di un’inversione di tendenza del fenomeno: l’acqua sempre protagonista, quasi per magia, lentamente iniziò a ritirarsi da piazze e vie per raggiungere prima i canali più vicini e poi darsene e porti.

Il risultato fu una grande emozione visiva che a distanza di anni porto ancora dentro di me.